Italia, Europa, professionismo. Tre tinte ben definite. Quelle che servono per dipingere la tela desiderata. Che suscita reazioni diverse. Tutte condivisibili, sia chiaro. La visione d’insieme però è univoca: su 55 federazioni appartenenti alla UEFA, ben 28 non contemplano il professionismo al femminile. Almeno secondo il report UEFA relativo alla stagione 2016/2017. Il più recente di cui disponiamo. In Europa sono 1.396 le atlete con lo status di professioniste. Nel mondo 2.200, ripartite in 145 team di 23 paesi (fonte Studioassist). Un dato di tutto interesse, se si pensa che in Europa a praticare il gioco del calcio sono circa 1,2 milioni di atlete. Davvero tante. Ed è un numero in costante crescita.

UN PRIMO PASSO TUTTO ITALIANO VERSO IL PROFESSIONISMO

Sempre spulciando i numeri di Studioassist, le 22.000 calciatrici attive in Italia rappresentano un gruppo in aumento. Eppure di professionismo, quello formale, neanche l’ombra. O meglio: l’11 dicembre scorso la Commissione di Bilancio del Senato ha approvato un fondamentale emendamento alla Legge di Bilancio a incentivare “un esonero contributivo totale per tre anni (fino a un tetto di 8 mila euro) per tutte le società che stipuleranno con le proprie atlete contratti di lavoro sportivo ai sensi della legge n. 91/1981 (la legge che disciplina i rapporti tra società e sportivi professionisti)“. La palla ora è passata tra i piedi della FIGC. Con pregi e difetti del caso. Di certo, indietro non si torna più. Ne va della credibilità dell’intero calcio femminile italiano. Capace di sfornare talenti e professionalità.

SONO 28 LE FEDERAZIONI EUROPEE NON PROFESSIONISTICHE

L’Italia si allinea ad altre 27 federazioni europee. Quali? Albania, Andorra, Armenia, Azerbaijan, Bosnia, Bulgaria, Danimarca, Estonia, Isole FarOer, Galles, Gibilterra, Grecia, Kosovo, Liechtenstein, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Moldavia, Montenegro, Olanda, Irlanda del Nord, Repubblica d’Irlanda, San Marino, Slovacchia, Slovenia e Svizzera. Come già scritto in precedenza, tutte quante sono accomunate dall’assenza del professionismo. Discorso a parte merita l’Olanda: tante sono le calciatrici militanti in campionati esteri pro. L’Europa, quella che spinge sull’acceleratore e vuole competere ad altissimi livelli, dista ancora un passo. L’Italia lo sa e si appresta a mollare gli ormeggi. Il prima possibile, si spera. Non si può più attendere.

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